Territorio
Strage Mediterraneo, interviene la segreteria provinciale Cgil
Gigi Antonucci: "Ci mobiliteremo"
BAT - domenica 26 aprile 2015
2.10
«Chi abbia questi morti sulla coscienza poco importa. Si assiste in queste ore ad un triste balletto di responsabilità, ci sembra in realtà di trovarci di fronte al maldestro tentativo di distogliere l'attenzione da quanto accaduto al largo della Sicilia. Si parlava di 700 morti, a mano a mano che passano le ore il numero aumenta inesorabilmente. Si tratta della più grande strage che si sia mai registrata nel Mediterraneo, ormai ribattezzato il mare della morte», spiega Gigi Antonucci segretario provinciale della Cgil Bat.
«Mentre in questo territorio, e nel resto del Paese, si continua a morire - dice Antonucci - come è accaduto qualche giorno fa al camionista di Corato scomparso in un incidente stradale con il suo mezzo, e si allunga anche la lista degli infortuni sul lavoro, l'ultimo in ordine di tempo su un peschereccio nelle acque di Barletta, centinaia di persone non sono riuscite a coronare affatto il sogno di una vita: scappare dalle loro terre, teatro di miseria e di disperazione per raggiungere una 'terra promessa' sfidando anche la morte. Un accostamento non azzardato, legato dalla semplice constatazione che questi fatti hanno in comune una parola sola: il lavoro. Si muore di lavoro tanto quanto nella speranza di trovarne uno. Noi della Cgil, così come ci indigniamo di fronte alle morti bianche non possiamo non farlo in una simile tragedia, davanti cioè a centinaia di uomini e di donne che avrebbero voluto trovare un lavoro e realizzare un sogno e invece non ce l'hanno fatta oppure davanti a decine di bambini che avrebbero potuto studiare con i nostri figli nelle nostre scuole i cui corpi, invece, ora giacciono negli abissi, non solo del mare ma della nostra civiltà. Basta, però, con la finta commozione e l'ipocrita denuncia, servono azioni concrete, è necessario impedire che tanta gente vada incontro alla morte nel silenzio generale».
«Noi non vogliamo dimenticare queste vite per questo ci uniamo alle richieste della mobilitazione nazionale che in queste ore sta prendendo corpo, è indispensabile che il Governo e l'Europa mettano in atto programmi di ricerca e salvataggio per le migliaia di disperati che attraversano il mare in cerca di salvezza da guerra, fame e violenza. Serve un intervento urgente, non c'è più tempo da perdere. Si aprano subito vie d'accesso legali, canali umanitari, unico modo per evitare i viaggi della morte», conclude Antonucci.
«Mentre in questo territorio, e nel resto del Paese, si continua a morire - dice Antonucci - come è accaduto qualche giorno fa al camionista di Corato scomparso in un incidente stradale con il suo mezzo, e si allunga anche la lista degli infortuni sul lavoro, l'ultimo in ordine di tempo su un peschereccio nelle acque di Barletta, centinaia di persone non sono riuscite a coronare affatto il sogno di una vita: scappare dalle loro terre, teatro di miseria e di disperazione per raggiungere una 'terra promessa' sfidando anche la morte. Un accostamento non azzardato, legato dalla semplice constatazione che questi fatti hanno in comune una parola sola: il lavoro. Si muore di lavoro tanto quanto nella speranza di trovarne uno. Noi della Cgil, così come ci indigniamo di fronte alle morti bianche non possiamo non farlo in una simile tragedia, davanti cioè a centinaia di uomini e di donne che avrebbero voluto trovare un lavoro e realizzare un sogno e invece non ce l'hanno fatta oppure davanti a decine di bambini che avrebbero potuto studiare con i nostri figli nelle nostre scuole i cui corpi, invece, ora giacciono negli abissi, non solo del mare ma della nostra civiltà. Basta, però, con la finta commozione e l'ipocrita denuncia, servono azioni concrete, è necessario impedire che tanta gente vada incontro alla morte nel silenzio generale».
«Noi non vogliamo dimenticare queste vite per questo ci uniamo alle richieste della mobilitazione nazionale che in queste ore sta prendendo corpo, è indispensabile che il Governo e l'Europa mettano in atto programmi di ricerca e salvataggio per le migliaia di disperati che attraversano il mare in cerca di salvezza da guerra, fame e violenza. Serve un intervento urgente, non c'è più tempo da perdere. Si aprano subito vie d'accesso legali, canali umanitari, unico modo per evitare i viaggi della morte», conclude Antonucci.