Cronaca
Sequestrata cava abusiva a Minervino Murge, ma l'attività prosegue
La denuncia di Sebastiano Tesse, vice presidente del Distretto della Pietra di Trani e Minervino
Minervino - sabato 6 agosto 2016
Comunicato Stampa
Il sequestro è in corso, ma l'attività continua senza problemi. E' quanto denuncia Sebastiano Tesse, vice presidente del Distretto della Pietra di Trani e Minervino, diramando una nota agli organi di stampa dopo aver sollecitato il caso ai dirigenti della Regione Puglia, del Parco Nazionale dell'Alta Murgia e del Corpo Forestale dello Stato di Bari. «Negli ultimi giorni è apparsa sulla stampa regionale la notizia di una cava abusiva sottoposta a sequestro. La notizia ha suscitato un certo scalpore visto che si trattava di una cava ubicata in località Macchia di Fico nell'agro di Minervino Murge, ovvero sul confine del Parco Nazionale dell'Alta Murgia. Nonostante il sequestro di cui parlavano i giornali, si è riscontrato che l'illecita attività estrattiva sta continuando senza che nessuno sia intervenuto a bloccarla.
È pertanto con estrema incredulità e preoccupazione che gli operatori associati nel Distretto della Pietra stanno assistendo a questa vicenda. Della grave situazione è stato informato direttamente il Corpo Forestale, nella persona del Comm. Capo dr. Giuliano Palomba, il quale non ha ritenuto di dover intervenire, sebbene sia stato ampiamente documentato che da settimane, in un sito di interesse comunitario (SIC) e zona di protezione speciale (ZPS), ovvero un'area molto delicata dal punto di vista ambientale, diversi mezzi meccanici continuano imperterriti ad estrarre materiale lapideo in totale assenza di autorizzazione.
Si tratta di un caso davvero senza precedenti per il Parco Nazionale dell'Alta Murgia. La segnalazione dell'illecita attività estrattiva è stata segnalata anche alla Procura della Repubblica di Trani da cui si attendono segnali di attenzione, sebbene il deposito della prima denuncia risalga al 13/07/2016 a firma di uno dei proprietari dell'area. Succede quindi di dover assistere all'estrazione di decine tonnellate di materiale, senza che stranamente nessuno si accorga dell'opera invasiva svolta arbitrariamente da una impresa privata. È opinione del Distretto che del caso si debba occupare direttamente il Parco Nazionale e la Regione Puglia, per quanto di competenza. Probabilmente qualcuno particolarmente distratto non rammenta che in tutti i siti Natura 2000 (SIC e ZPS) sono vietati gli interventi, le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia degli ambienti naturali tutelati, con particolare riguardo alla flora, alla fauna ed agli habitat di interesse comunitario tutelati ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e n. 2009/147/CE (ex 79/409/CEE).
In tal senso, appare auspicabile l'intervento del Presidente Michele Emiliano, atteso che proprio il Settore Ecologia della Regione Puglia, servizio attività estrattive, ha dichiarato testualmente che "ad oggi sull'area in oggetto non risulta autorizzata alcuna attività estrattiva e/o recupero ambientale e/o altri interventi, ai sensi della L.R. 37/85". Proprio il ruolo che negli anni si è saputo dare il Distretto della Pietra di Trani e Minervino impone che ci sia correttezza ed univocità di comportamenti da parte di tutti gli operatori del settore e che all'interno di un sistema normativo preciso non possano esserci casi insoliti come quello innanzi citato.
Né è possibile per la nostra categoria assistere inerme a queste vere ed ingiustificate anomalie che dovrebbero essere immediatamente represse dagli organi di controllo del territorio. Questo è il motivo che ci spinge ad assumere una posizione pubblica rispetto ad un caso tanto singolare da meritare l'attenzione delle istituzioni e delle associazioni a cui ci rivolgiamo».
È pertanto con estrema incredulità e preoccupazione che gli operatori associati nel Distretto della Pietra stanno assistendo a questa vicenda. Della grave situazione è stato informato direttamente il Corpo Forestale, nella persona del Comm. Capo dr. Giuliano Palomba, il quale non ha ritenuto di dover intervenire, sebbene sia stato ampiamente documentato che da settimane, in un sito di interesse comunitario (SIC) e zona di protezione speciale (ZPS), ovvero un'area molto delicata dal punto di vista ambientale, diversi mezzi meccanici continuano imperterriti ad estrarre materiale lapideo in totale assenza di autorizzazione.
Si tratta di un caso davvero senza precedenti per il Parco Nazionale dell'Alta Murgia. La segnalazione dell'illecita attività estrattiva è stata segnalata anche alla Procura della Repubblica di Trani da cui si attendono segnali di attenzione, sebbene il deposito della prima denuncia risalga al 13/07/2016 a firma di uno dei proprietari dell'area. Succede quindi di dover assistere all'estrazione di decine tonnellate di materiale, senza che stranamente nessuno si accorga dell'opera invasiva svolta arbitrariamente da una impresa privata. È opinione del Distretto che del caso si debba occupare direttamente il Parco Nazionale e la Regione Puglia, per quanto di competenza. Probabilmente qualcuno particolarmente distratto non rammenta che in tutti i siti Natura 2000 (SIC e ZPS) sono vietati gli interventi, le attività e le opere che possono compromettere la salvaguardia degli ambienti naturali tutelati, con particolare riguardo alla flora, alla fauna ed agli habitat di interesse comunitario tutelati ai sensi delle Direttive n. 92/43/CEE e n. 2009/147/CE (ex 79/409/CEE).
In tal senso, appare auspicabile l'intervento del Presidente Michele Emiliano, atteso che proprio il Settore Ecologia della Regione Puglia, servizio attività estrattive, ha dichiarato testualmente che "ad oggi sull'area in oggetto non risulta autorizzata alcuna attività estrattiva e/o recupero ambientale e/o altri interventi, ai sensi della L.R. 37/85". Proprio il ruolo che negli anni si è saputo dare il Distretto della Pietra di Trani e Minervino impone che ci sia correttezza ed univocità di comportamenti da parte di tutti gli operatori del settore e che all'interno di un sistema normativo preciso non possano esserci casi insoliti come quello innanzi citato.
Né è possibile per la nostra categoria assistere inerme a queste vere ed ingiustificate anomalie che dovrebbero essere immediatamente represse dagli organi di controllo del territorio. Questo è il motivo che ci spinge ad assumere una posizione pubblica rispetto ad un caso tanto singolare da meritare l'attenzione delle istituzioni e delle associazioni a cui ci rivolgiamo».