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Territorio

Raccolta tartufi, controlli in tutto il territorio del Parco

All'opera le pattuglie del Corpo Forestale dello Stato

Al via la raccolta dei tartufi nel parco nazionale dell'Alta Murgia. Sciolti i cavilli burocratici, ora è possibile accedere alle autorizzazioni per la raccolta dei pregiati tuberi. Diviene così operativa la legge Regionale numero 8 del 2015 che disciplina appunto la coltivazione, ricerca e raccolta dei tartufi freschi o conservati in tutto il territorio regionale. Oltre 60 le autorizzazione rilasciate dall'Ente Parco ai sensi dello specifico articolo 4 della precitata legge e valevoli in tutta l'area protetta. Per procedere alla raccolta stante l'articolo 12 della legge, sarà necessario essere preliminarmente in possesso di un tesserino dalla validità quinquennale su tutto il territorio nazionale, rilasciato dai comuni o città metropolitane a seguito di esame di idoneità. Già all'opera le pattuglie dei Comandi Stazione del Corpo Forestale dello Stato che hanno posto in essere specifiche attività di verifica in materia. Numerosi i controlli effettuati su tutto il territorio del parco, tutti finalizzati ad accertare i possesso dei requisiti nonchè il corretto metodo di raccolta e le norme sanitarie e veterinarie sui cani. Sono così fioccate le prime sanzioni amministrative.

«Le modalità di ricerca e raccolta - specifica il Commissario Capo dott. Giuliano Palomba, comandante degli agenti e ufficiali del Corpo Forestale dello Stato che operano all'interno del Parco - sono ben elencate all'articolo 14 e dirette a non recare danno alle tartufaie. Sono consentite esclusivamente con l'ausilio al massimo di due cani e con l'impiego del "vanghetto" o "zappetto" strumento idoneo allo scavo della buca che dovrà essere immediatamente richiusa dopo il prelievo. Anche per la quantità pro-capite c'è un limite giornaliero che va secondo le specie, da mezzo chilo fino a due chilogrammi. Stringenti le sanzioni dell'articolo 17 e quasi tutte superano le centinaia di euro. Tra le più pesanti, proprio raccolta senza autorizzazione, è il caso dell'Ente Parco, in periodo di divieto o in zona non consentita. Qui si rischiano da 500 a 2500 euro di sanzione».
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