Attualità
Progetto di legge regionale sul "fine vita", la nota della Conferenza episcopale pugliese
I vescovi: «Esortiamo ad una prudenziale valutazione della realtà»
Minervino - domenica 7 agosto 2022
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La Commissione sanità della Regione Puglia ha approvato con 5 voti favorevoli e 4 contrari il progetto di legge con primo firmatario il consigliere Fabiano Amati (Partito Democratico) riguardante le procedure di assistenza sanitaria per la morte serena e indolore per pazienti terminali. Il testo, pertanto, sarà discusso prossimamente in consiglio regionale e toccherà ai componenti dell'assemblera esprimersi nel merito del disegno sul "fine vita".
«Siamo ben consapevoli della sensibilità e della delicatezza del tema che è di drammatica attualità e poiché riguarda la sacralità della vita, necessita di un percorso accurato da parte del legislatore, in un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte e possibili strumentalizzazioni» hanno commentato, in una nota congiunta, i vescovi pugliesi.
«Ogni cittadino ha, al di sopra dei diversi "Ius" che gli si garantiscono, quello che si può riassumere nello "Ius vitæ", ovvero la tutela da ogni attentato contro di essa e la garanzia che la comunità se ne prenda cura, non ricorrendo a formule parziali quando non vi riesca.
Riteniamo che ogni tentativo di giungere al fine suddetto, senza aver posto in atto le opportune garanzie di assistenza e ausilio, non è confacente con il rispetto della persona. Fermo restando che il malato, in qualunque stato della propria patologia si trovi, vada posto al centro per essere difeso, accolto, assistito e accompagnato, registriamo, purtroppo, che cure palliative e sedazione del dolore, esigenze ineludibili che dovrebbero essere fruibili in ambiti ospedalieri, territoriali e domiciliari, non trovano ancora questa diffusione» hanno aggiunto i componenti della Conferenza episcopale pugliese.
«Le indicazioni presenti nella legge n° 38/2010 con la quale "L'Italia ha adottato (...) un quadro organico di principi e disposizioni normative per garantire un'assistenza qualificata appropriata in ambito palliativo e della terapia del dolore, per il malato e la sua famiglia", a 12 anni di distanza non trovano attuazione su tutto il territorio del Paese. Finora non sono stati raggiunti neanche gli standard minimi su base macro regionale e nazionale. Esortiamo, quindi, ad una prudenziale valutazione della realtà senza assolvere le inadempienze finora registrate con percorsi legislativi di ripiego che rischiano di non essere rimedi efficaci a livello scientifico e umano».
«Siamo ben consapevoli della sensibilità e della delicatezza del tema che è di drammatica attualità e poiché riguarda la sacralità della vita, necessita di un percorso accurato da parte del legislatore, in un ampio confronto parlamentare che rappresenti il Paese e le reali necessità dei suoi cittadini, scevro da logiche di parte e possibili strumentalizzazioni» hanno commentato, in una nota congiunta, i vescovi pugliesi.
«Ogni cittadino ha, al di sopra dei diversi "Ius" che gli si garantiscono, quello che si può riassumere nello "Ius vitæ", ovvero la tutela da ogni attentato contro di essa e la garanzia che la comunità se ne prenda cura, non ricorrendo a formule parziali quando non vi riesca.
Riteniamo che ogni tentativo di giungere al fine suddetto, senza aver posto in atto le opportune garanzie di assistenza e ausilio, non è confacente con il rispetto della persona. Fermo restando che il malato, in qualunque stato della propria patologia si trovi, vada posto al centro per essere difeso, accolto, assistito e accompagnato, registriamo, purtroppo, che cure palliative e sedazione del dolore, esigenze ineludibili che dovrebbero essere fruibili in ambiti ospedalieri, territoriali e domiciliari, non trovano ancora questa diffusione» hanno aggiunto i componenti della Conferenza episcopale pugliese.
«Le indicazioni presenti nella legge n° 38/2010 con la quale "L'Italia ha adottato (...) un quadro organico di principi e disposizioni normative per garantire un'assistenza qualificata appropriata in ambito palliativo e della terapia del dolore, per il malato e la sua famiglia", a 12 anni di distanza non trovano attuazione su tutto il territorio del Paese. Finora non sono stati raggiunti neanche gli standard minimi su base macro regionale e nazionale. Esortiamo, quindi, ad una prudenziale valutazione della realtà senza assolvere le inadempienze finora registrate con percorsi legislativi di ripiego che rischiano di non essere rimedi efficaci a livello scientifico e umano».