Attualità
Crolla il prezzo del grano, sale quello della pasta
Coldiretti: «La situazione rischia di innescare un nuovo cortocircuito sul settore agricolo»
Minervino - giovedì 29 giugno 2023
Sottotono e molto fredda la partenza delle quotazioni del grano nuovo, quotato 330 euro a tonnellata, un prezzo che non copre neppure i costi di produzione, in caduta libera del 40%, mentre sugli scaffali il costo della pasta per le famiglie è salito del +14%. A darne notizia è Coldiretti Puglia, in riferimento alle prime quotazioni del grano nuovo, con il prezzo di 330 euro a tonnellata per il grano fino a 320 euro la tonnellata per il grano buono mercantile.
«Con l'import dal Canada cresciuto di ben 9 volte nel 2023, mentre la raccolta del grano in Puglia è alle fasi di avvio, è necessario adeguare da subito le quotazioni del grano duro per sostenere la produzione in un momento difficile per l'economia e l'occupazione» hanno sottolineato da Coldiretti. «Non è accettabile che di fronte all'aumento del 14% del prezzo della pasta al consumo rilevato dall'Istat a maggio, il grano duro nazionale necessario per produrla venga invece sottopagato agli agricoltori».
La pasta è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano con l'aggiunta della sola acqua è non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori. Una distorsione che appare chiara anche dall'andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l'osservatorio del ministero del Made in Italy variano per la pasta da 1.50 a 2.30 euro al chilo, mentre le quotazioni del grano sono in caduta libera, «Un'anomalia di mercato sulla quale è bene fare chiarezza anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 90mila aziende» hanno sostenuto da Coldiretti.
«La situazione rischia di innescare un nuovo cortocircuito sul settore agricolo che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini, proprio a pochi giorni dall'avvio della nuova campagna di raccolta del grano duro in Puglia, in un Paese come l'Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities come il grano.
La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall'estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Puglia ed in Italia, che nell'ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati, con effetti dirompenti sull'economia, sull'occupazione e sull'ambiente» è quanto osservato.
Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro dove è vietato l'uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell'attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale.
«Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee» hanno puntualizzato da Coldiretti nel sottolineare che «bisogna anche ridurre la dipendenza dall'estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Bisogna riattivare da subito la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale si è sospesa nell'ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e dà la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali».
«Con l'import dal Canada cresciuto di ben 9 volte nel 2023, mentre la raccolta del grano in Puglia è alle fasi di avvio, è necessario adeguare da subito le quotazioni del grano duro per sostenere la produzione in un momento difficile per l'economia e l'occupazione» hanno sottolineato da Coldiretti. «Non è accettabile che di fronte all'aumento del 14% del prezzo della pasta al consumo rilevato dall'Istat a maggio, il grano duro nazionale necessario per produrla venga invece sottopagato agli agricoltori».
La pasta è ottenuta direttamente dalla lavorazione del grano con l'aggiunta della sola acqua è non trovano dunque alcuna giustificazione le divergenze registrate nelle quotazioni, con la forbice dei prezzi che si allarga e mette a rischio i bilanci dei consumatori e quelli degli agricoltori. Una distorsione che appare chiara anche dall'andamento dei prezzi medi al consumo che secondo l'osservatorio del ministero del Made in Italy variano per la pasta da 1.50 a 2.30 euro al chilo, mentre le quotazioni del grano sono in caduta libera, «Un'anomalia di mercato sulla quale è bene fare chiarezza anche sulla base della nuova normativa sulle pratiche sleali a tutela delle 90mila aziende» hanno sostenuto da Coldiretti.
«La situazione rischia di innescare un nuovo cortocircuito sul settore agricolo che ha già sperimentato i guasti della volatilità dei listini, proprio a pochi giorni dall'avvio della nuova campagna di raccolta del grano duro in Puglia, in un Paese come l'Italia che è fortemente deficitaria in alcuni settori ed ha bisogno di un piano di potenziamento produttivo e di stoccaggio per le principali commodities come il grano.
La domanda di grano 100% Made in Italy si scontra con anni di disattenzione e di concorrenza sleale delle importazioni dall'estero, soprattutto da aree del pianeta che non rispettano le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale in vigore in Puglia ed in Italia, che nell'ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati, con effetti dirompenti sull'economia, sull'occupazione e sull'ambiente» è quanto osservato.
Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro dove è vietato l'uso del glifosate in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri Paesi. Improbabili e dannosi per il tessuto economico del territorio percorsi di abbandono e depauperamento dell'attività cerealicola che deve, invece, specializzarsi, puntare sull'aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale.
«Occorre garantire che le importazioni di prodotti da paesi terzi rispettino gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali delle produzioni italiane ed europee» hanno puntualizzato da Coldiretti nel sottolineare che «bisogna anche ridurre la dipendenza dall'estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali. Bisogna riattivare da subito la Commissione Unica Nazionale per il grano duro, la cui attività in via sperimentale si è sospesa nell'ottobre del 2022, perché fornisce trasparenza al mercato e dà la possibilità di poter mettere attorno ad un tavolo tutti gli attori della filiera eliminando le distorsioni e i frazionamenti delle borse merci locali».