Politica
Casa del samaritano, Minervino più contesta l'atteggiamento dell'amministrazione
«Il Tar ha dato ragione alla onlus, ci auguriamo che il permesso a costruire sia rilasciato in tempi rapidi»
Minervino - domenica 27 novembre 2022
15.09
«Abbiamo appreso con soddisfazione che un giudice del Tar di Bari ha stabilito la corretta verità su una annosa vicenda che si protrae da circa venti anni nel nostro Comune. Con sentenza in data 24 ottobre il tribunale amministrativo regionale ha condannato il Comune di Minervino a disattendere la nota del responsabile del V settore – ufficio urbanistica ed assetto del territorio, ed a rilasciare "nel più breve tempo possibile" il permesso a costruire all'associazione Casa del samaritano onlus». È quanto contenuto in una nota diffusa dal movimento politico Minervino più.
Il progetto presentato è di quelli particolarmente ambiziosi, relativo alla realizzazione di strutture per la degenza ed il recupero di minori celebrolesi, con camere, spazi di riabilitazione, ippoterapia, con finalità sociali elevatissime ed un potenziale ritorno professionale per la comunità minervinese. La questione è rimasta aperta per quasi 20 anni.
«Quello che ci rammarica in questa vicenda è che dal "Palazzo imperiale", che doveva essere la casa di vetro, non è trapelata nessuna notizia. Abbiamo atteso circa trenta giorni nella speranza che l'iter amministrativo si concludesse ma ad oggi non ci risulta fatto» hanno aggiunto, criticando fortemente l'atteggiamento dell'amministrazione comunale in carica.
«Siamo soddisfatti del fatto che il giudice, nel dispositivo della sentenza, abbia utilizzato la ragioni adottate nella delibera di consiglio comunale n° 29 del 22 maggio 2022, trascrivendole ed usando il virgolettato; e su questo vogliamo ricordare che la proposta di delibera è stata presentata dalle opposizioni.
Non vorremmo che il procedimento si aggravasse ulteriormente e l'associazione Casa del samaritano Onlus fosse costretta ad attivare altre procedure per ottenere l'esecuzione della sentenza. La responsabilità sta tutta in capo al Sindaco ed ai suoi delegati come prevede la legge e come a disposto il Giudice che ha invitato il primo cittadino e la Giunta "a vigilare con determinazione ed impegno sull'iter procedimentale, per giungere nel più breve tempo possibile al rilascio del permesso a costruire, verificando anche la possibilità di un commissariamento ad acta per la chiusura dell'iter".
Non ci auspichiamo la nomina del commissario ad acta, perché questo comporterebbe spese a carico del Comune; nemmeno un centesimo di soldi pubblici deve essere speso in questa vicenda, saremo vigili ed attenti» hanno osservato.
«La sentenza è inappellabile perché questi amministratori incompetenti sono stati condannati in contumacia perché non si sono costituiti in giudizio, nonostante il Sindaco, per legge, debba sovraintendere all'esecuzione degli atti. Non è ammissibile che per giustificare l'accaduto si dica di averlo fatto per fare un favore all'associazione. L'amministrazione non concede favori ma verifica che vengano tutelati i diritti. Se per l'organo politico l'associazione aveva diritto al permesso a costruire, come peraltro stabilito dal Giudice, si dovevano adottare tutte le procedure per farlo rilasciare; se invece si era dell'opinione che l'associazione non avesse diritto, condividendo la posizione del responsabile, allora sarebbe stato doveroso costituirsi in giudizio per difendere e supportare le ragioni dell'Ente.
Come dice un proverbio medievale "Excusatio non petita, accusatio manifesta"» hanno concluso da Minervino più.
Il progetto presentato è di quelli particolarmente ambiziosi, relativo alla realizzazione di strutture per la degenza ed il recupero di minori celebrolesi, con camere, spazi di riabilitazione, ippoterapia, con finalità sociali elevatissime ed un potenziale ritorno professionale per la comunità minervinese. La questione è rimasta aperta per quasi 20 anni.
«Quello che ci rammarica in questa vicenda è che dal "Palazzo imperiale", che doveva essere la casa di vetro, non è trapelata nessuna notizia. Abbiamo atteso circa trenta giorni nella speranza che l'iter amministrativo si concludesse ma ad oggi non ci risulta fatto» hanno aggiunto, criticando fortemente l'atteggiamento dell'amministrazione comunale in carica.
«Siamo soddisfatti del fatto che il giudice, nel dispositivo della sentenza, abbia utilizzato la ragioni adottate nella delibera di consiglio comunale n° 29 del 22 maggio 2022, trascrivendole ed usando il virgolettato; e su questo vogliamo ricordare che la proposta di delibera è stata presentata dalle opposizioni.
Non vorremmo che il procedimento si aggravasse ulteriormente e l'associazione Casa del samaritano Onlus fosse costretta ad attivare altre procedure per ottenere l'esecuzione della sentenza. La responsabilità sta tutta in capo al Sindaco ed ai suoi delegati come prevede la legge e come a disposto il Giudice che ha invitato il primo cittadino e la Giunta "a vigilare con determinazione ed impegno sull'iter procedimentale, per giungere nel più breve tempo possibile al rilascio del permesso a costruire, verificando anche la possibilità di un commissariamento ad acta per la chiusura dell'iter".
Non ci auspichiamo la nomina del commissario ad acta, perché questo comporterebbe spese a carico del Comune; nemmeno un centesimo di soldi pubblici deve essere speso in questa vicenda, saremo vigili ed attenti» hanno osservato.
«La sentenza è inappellabile perché questi amministratori incompetenti sono stati condannati in contumacia perché non si sono costituiti in giudizio, nonostante il Sindaco, per legge, debba sovraintendere all'esecuzione degli atti. Non è ammissibile che per giustificare l'accaduto si dica di averlo fatto per fare un favore all'associazione. L'amministrazione non concede favori ma verifica che vengano tutelati i diritti. Se per l'organo politico l'associazione aveva diritto al permesso a costruire, come peraltro stabilito dal Giudice, si dovevano adottare tutte le procedure per farlo rilasciare; se invece si era dell'opinione che l'associazione non avesse diritto, condividendo la posizione del responsabile, allora sarebbe stato doveroso costituirsi in giudizio per difendere e supportare le ragioni dell'Ente.
Come dice un proverbio medievale "Excusatio non petita, accusatio manifesta"» hanno concluso da Minervino più.