Attualità
2 Giugno, la Repubblica Italiana compie 75 anni
La storia di una data che cambiò la storia dell'Italia
Minervino - mercoledì 2 giugno 2021
Si celebrano oggi i 75 anni della Repubblica Italiana, una giornata segnata ancora dalla pandemia in corso e, quindi, con celebrazioni sobrie e ristrette, ma senza dubbio di una grande valenza per il nostro Paese.
Questa mattina, alle 10.00, il solenne momento della deposizione della corona d'alloro al Milite Ignoto all'Altare della Patria da parte del Presidente Sergio Mattarella che poi racconterà la storia della Repubblica, dalla sua fondazione a oggi, ai bambini delle scuole elementari. A Roma nessuna parata militare per il secondo anno consecutivo e iniziative limitate alle sole autorità diplomatiche e politiche, ma il Quirinale, la "casa degli Italiani", torna a riaprire al pubblico con il grande concerto dedicato ai 700 anni dalla morte di Dante e per la cerimonia ufficiale, alle ore 19.00, nel Cortile d'Onore del Quirinale, trasmessa anche in diretta tv.
Agli italiani fu chiesto, cioè, di scegliere fra la Repubblica e la Monarchia, allora rappresentata dallo stemma Sabaudo, e di eleggere i deputati dell'Assemblea Costituente cui sarebbe spettato il compito di redigere la nuova carta costituzionale.
Una semplice croce che però avrebbe tracciato un solco significativo nella storia del Paese: con una affluenza alle urne che oscillava, di regione in regione, dal 75% al 90%, il 54,72% degli gli italiani aventi diritto al voto scelsero la Repubblica.
Il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica Italiana che viene però celebrata il 2 giugno, per celebrare il giorno in cui i cittadini si espressero in suo favore.
Il 2 giugno 1946 segna anche la prima volta alle urne delle donne, con una affluenza pari all'89%, superiore a quella maschile. Già qualche mese prima, in realtà, le donne avevano avuto accesso al voto nelle amministrative, poi il referendum rappresentò le prime elezioni libere a suffragio universale maschile e femminile. Per la prima volta le donne furono considerate cittadine al pari degli uomini solo dopo la loro attiva partecipazione alla battaglia contro il nazifascismo e per la prima volta delle donne furono candidate ed elette per prender parte all'Assemblea Costituente.
In realtà il voto del 2 giugno costituiva il punto di approdo di un processo di transizione che in Italia si era avviato già a partire dalla caduta del fascismo, il 25 luglio 1943 e già all'inizio del 1945, il Governo Bonomi aveva emanato un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne (decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n.23). Il 16 marzo 1946, il governo De Gasperi, dopo aver sancito il suffragio universale e riconosciuto il diritto di voto alle donne, integrava e modificava la normativa precedente.
Il 2 giugno 1946 gli italiani espressero i loro rappresentanti all'Assemblea Costituente, personalità di tutti i campi e di tutte le estrazioni sociali che giunsero alla stesura definitiva della Costituzione, approvata il il 22 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948.
Il 2 giugno 1946 segna anche un punto di svolta e di rinascita rispetto al drammatico contesto storico di un Paese profondamente diviso e devastato dalla guerra mondiale, da anni di Fascismo, dalle Leggi Razziali, da centinaia di migliaia di morti. Il voto del 2 giugno guardava al futuro, alla libertà e al superamento del modello politico-culturale che affidava alla continuità dinastica della monarchia sabauda la tutela ed il mantenimento dei valori nazionali più tradizionali e conservatori.
Il passaggio dalla monarchia alla Repubblica avvenne in un clima di tensione, tra polemiche sulla regolarità del referendum, accuse di brogli, polemiche sulla stampa, ricorsi e reclami.
Sui banchi dell'Assemblea Costituente sedettero ventuno donne, le prime "parlamentari" della storia politica italiana, denominate "Madri Costituenti".
Nove provenivano dalla DC: Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici Agamben, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Maria Nicotra Verzotto, Vittoria Titomanlio. Nove dal PCI: Adele Bej Ciufoli, Nadia Gallico Spano, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana Togliatti, Teresa Noce Longo, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi. Due dal PSIUP: Angelina Merlin e Bianca Bianchi. Una dal partito dell'Uomo Qualunque: Ottavia Penna Buscemi.
Cinque di loro sarebbero entrate nella "Commissione dei 75", incaricata di scrivere la Carta costituzionale: Maria Federici, Angela Gotelli, Tina Merlin, Teresa Noce e Nilde Jotti.
Trent'anni più tardi, Nilde Jotti sarebbe stata la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera dei deputati, una delle cinque più alte cariche dello Stato mai ricoperte precedentemente da una donna, per tre legislature, dal 1979 al 1992.
Il 25 giugno 1946 iniziarono i lavori della Costituente che il 28 giugno elesse Enrico De Nicola – giurista, esponente della cultura politica liberal-democratica e presidente della Camera dal 1920 al 1923 - a Capo provvisorio dello Stato e circa quindici giorni dopo votò la fiducia al secondo governo De Gasperi, sostenuto dai tre maggiori partiti (DC, PCI, PSI).
Il 22 dicembre 1947 l'Assemblea Costituente approvò la Costituzione della Repubblica Italiana, la legge fondamentale dello Stato italiano, formata da 139 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali.
Il 27 dicembre successivo fu promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre. Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, dello stesso giorno, la Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
Tre sono le copie originali della Costituzione, una delle quali conservata presso l'archivio storico della Presidenza della Repubblica Italiana.
Questa mattina, alle 10.00, il solenne momento della deposizione della corona d'alloro al Milite Ignoto all'Altare della Patria da parte del Presidente Sergio Mattarella che poi racconterà la storia della Repubblica, dalla sua fondazione a oggi, ai bambini delle scuole elementari. A Roma nessuna parata militare per il secondo anno consecutivo e iniziative limitate alle sole autorità diplomatiche e politiche, ma il Quirinale, la "casa degli Italiani", torna a riaprire al pubblico con il grande concerto dedicato ai 700 anni dalla morte di Dante e per la cerimonia ufficiale, alle ore 19.00, nel Cortile d'Onore del Quirinale, trasmessa anche in diretta tv.
Perchè la data del 2 giugno?
Il 2 giugno 1946 gli italiani furono chiamati alle urne per esprimere per la prima volta il proprio voto a un referendum istituzionale.Agli italiani fu chiesto, cioè, di scegliere fra la Repubblica e la Monarchia, allora rappresentata dallo stemma Sabaudo, e di eleggere i deputati dell'Assemblea Costituente cui sarebbe spettato il compito di redigere la nuova carta costituzionale.
Una semplice croce che però avrebbe tracciato un solco significativo nella storia del Paese: con una affluenza alle urne che oscillava, di regione in regione, dal 75% al 90%, il 54,72% degli gli italiani aventi diritto al voto scelsero la Repubblica.
Il 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica Italiana che viene però celebrata il 2 giugno, per celebrare il giorno in cui i cittadini si espressero in suo favore.
L'importanza storica del 2 giugno
Il voto del 2 giugno 1946 fu contestato data l'assenza di migliaia di soldati italiani ancora prigionieri degli anglo-americani oltreoceano, però segnò la data del primo referendum istituzionale in Italia, ma non solo.Il 2 giugno 1946 segna anche la prima volta alle urne delle donne, con una affluenza pari all'89%, superiore a quella maschile. Già qualche mese prima, in realtà, le donne avevano avuto accesso al voto nelle amministrative, poi il referendum rappresentò le prime elezioni libere a suffragio universale maschile e femminile. Per la prima volta le donne furono considerate cittadine al pari degli uomini solo dopo la loro attiva partecipazione alla battaglia contro il nazifascismo e per la prima volta delle donne furono candidate ed elette per prender parte all'Assemblea Costituente.
In realtà il voto del 2 giugno costituiva il punto di approdo di un processo di transizione che in Italia si era avviato già a partire dalla caduta del fascismo, il 25 luglio 1943 e già all'inizio del 1945, il Governo Bonomi aveva emanato un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne (decreto legislativo luogotenenziale 2 febbraio 1945, n.23). Il 16 marzo 1946, il governo De Gasperi, dopo aver sancito il suffragio universale e riconosciuto il diritto di voto alle donne, integrava e modificava la normativa precedente.
Il 2 giugno 1946 gli italiani espressero i loro rappresentanti all'Assemblea Costituente, personalità di tutti i campi e di tutte le estrazioni sociali che giunsero alla stesura definitiva della Costituzione, approvata il il 22 dicembre 1947 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948.
Il 2 giugno 1946 segna anche un punto di svolta e di rinascita rispetto al drammatico contesto storico di un Paese profondamente diviso e devastato dalla guerra mondiale, da anni di Fascismo, dalle Leggi Razziali, da centinaia di migliaia di morti. Il voto del 2 giugno guardava al futuro, alla libertà e al superamento del modello politico-culturale che affidava alla continuità dinastica della monarchia sabauda la tutela ed il mantenimento dei valori nazionali più tradizionali e conservatori.
Il passaggio dalla monarchia alla Repubblica avvenne in un clima di tensione, tra polemiche sulla regolarità del referendum, accuse di brogli, polemiche sulla stampa, ricorsi e reclami.
L'Assemblea Costituente
Il 2 giugno 1946 gli italiani votarono anche per l'Assemblea costituente. Il risultato elettorale vide l'affermazione dei tre grandi partiti di massa: la Democrazia cristiana (35,21 %), il Partito socialista e il Partito comunista (39,61 %).Sui banchi dell'Assemblea Costituente sedettero ventuno donne, le prime "parlamentari" della storia politica italiana, denominate "Madri Costituenti".
Nove provenivano dalla DC: Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria De Unterrichter Jervolino, Maria Federici Agamben, Angela Gotelli, Angela Maria Guidi Cingolani, Maria Nicotra Verzotto, Vittoria Titomanlio. Nove dal PCI: Adele Bej Ciufoli, Nadia Gallico Spano, Nilde Jotti, Teresa Mattei, Angiola Minella Molinari, Rita Montagnana Togliatti, Teresa Noce Longo, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi. Due dal PSIUP: Angelina Merlin e Bianca Bianchi. Una dal partito dell'Uomo Qualunque: Ottavia Penna Buscemi.
Cinque di loro sarebbero entrate nella "Commissione dei 75", incaricata di scrivere la Carta costituzionale: Maria Federici, Angela Gotelli, Tina Merlin, Teresa Noce e Nilde Jotti.
Trent'anni più tardi, Nilde Jotti sarebbe stata la prima donna a ricoprire la carica di Presidente della Camera dei deputati, una delle cinque più alte cariche dello Stato mai ricoperte precedentemente da una donna, per tre legislature, dal 1979 al 1992.
Il 25 giugno 1946 iniziarono i lavori della Costituente che il 28 giugno elesse Enrico De Nicola – giurista, esponente della cultura politica liberal-democratica e presidente della Camera dal 1920 al 1923 - a Capo provvisorio dello Stato e circa quindici giorni dopo votò la fiducia al secondo governo De Gasperi, sostenuto dai tre maggiori partiti (DC, PCI, PSI).
Il 22 dicembre 1947 l'Assemblea Costituente approvò la Costituzione della Repubblica Italiana, la legge fondamentale dello Stato italiano, formata da 139 articoli e 18 disposizioni transitorie e finali.
Il 27 dicembre successivo fu promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre. Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, dello stesso giorno, la Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948.
Tre sono le copie originali della Costituzione, una delle quali conservata presso l'archivio storico della Presidenza della Repubblica Italiana.