Strappo nel Pd Bat, Bruno: “Unire è più difficile che dividere e decisamente più appagante”

La sfida della neo presidente democratica. Ai “disertori” dell’assemblea l’invito a non sentirsi minoranza

martedì 7 novembre 2017 15.59
Un impegno fondato su una premessa che si tinge dei toni caldi della sfida ed arriva ad un appello rivolto a chi ha "disertato" l'aula, ovvero i "renziani".

Parte da questi presupposti il tentativo di ricucitura dello strappo tra i sostenitori del segretario nazionale e gli emiliani e l'avventura della neo presidente del Pd della Bat, Giovanna Bruno, giovane avvocato andriese, da sempre attiva nel mondo del volontariato e dell'associazionismo ed appassionata di politica (fondatrice del movimento politico culturale Andria3, assessore nella giunta Zaccaro ed attuale consigliere comunale) ma mai tesserata ad un partito, fino all'ottobre del 2007 quando chiamata alle armi per fondare il Partito democratico raccolse l'invito misurandosi con la sfida del consenso e risultando eletta nell'assemblea costituente regionale del Pd. Da quel momento un lungo percorso fatto di impegno in prima linea, sempre nell'ambito del centrosinistra.

"Raccolgo la sfida, mi misuro per la prima volta con l'esercizio del consenso e vengo eletta nell'assemblea costituente regionale del Pd. Segretario regionale Michele Emiliano, tra i primi grandi animatori di quell'imponente movimento di coinvolgimento che voleva essere e può ancora essere il Pd", si legge nel discorso pronunciato dopo la sua elezione alla carica di presidente domenica scorsa nell'assemblea provinciale del partito in cui è stato eletto il nuovo segretario Pasquale Di Fazio.

Nel suo intervento la Bruno ha parlato anche di un "ritorno alle origini" perché guardando la platea ha ritrovato tanti volti amici. Accetta l'incarico "nella convinzione che unire è più difficile che dividere, ma decisamente più appagante. Per noi, per gli elettori che rappresentiamo, per i territori che ci esprimono. E quando, all'interno del Pd della mia città, le circostanze purtroppo mi hanno indotto a pensare che quei tentativi di unità erano letti come protagonismo scomodo, ho deciso amaramente di farmi da parte, di estromettermi da quel contenitore che io stessa avevo contribuito a formare. Ho peccato di inesperienza, di impulsività, forse anche di presunzione; lo riconosco e me ne scuso. Ma gli errori, se li si sa riconoscere come tali, formano e fanno crescere".

"Ringrazio chi, in questi anni, ha provato a più riprese a tirarmi nuovamente dentro il Pd, ma forse in tempi non ancora maturi a smaltire delusioni vissute. Una fiammella qualcuno ha provato a tenerla sempre accesa, aiutandomi a credere che in fondo questo è una grande palestra di democrazia, in cui ancora si dibatte, ci si scontra, si intessono relazioni ideologiche di alto profilo".

Oggi la giovane avvocatessa andriese decide di "riprovarci" seppure nella consapevolezza "della resistenza che molti o alcuni di voi possono a ben ragione farmi per il mio allontanamento. Chiedo di darmi l'opportunità, con il ruolo di presidente, di dimostrare che lavorare per unire e per garantire stabilità è possibile. È doveroso. Altrimenti ne usciremo tutti indeboliti, se non sconfitti visto il dilagare dell'anti-politica e dell'astensionismo, nonché viste le già importanti perdite che abbiamo registrato in tante comunità che governavamo".

Ed infine l'appello ai "disertori dell'aula" (l'area renziana rappresentata nella Bat dall'andriese Lorenzo Marchio Rossi e dal barlettano Ruggiero Mennea ha deciso abbandonare l'assemblea durante i lavori) ai quali la Bruno avrebbe "chiesto di non sentirsi minoranza, perché non saranno trattati come tale; di non relegarsi a sterili margini e di confidare sul mio ruolo di garanzia e di lealtà a beneficio di tutti".

Ma vista la loro assenza l'auspicio è che l'appello venga comunque raccolto a distanza, solo così il Pd potrà essere un partito unito e plurale e potrà prepararsi al meglio ai prossimi appuntamenti elettorali senza consumarsi e perdersi in beghe interne e regolamenti di conti per la leadership che non fanno altro che allontanare i cittadini che si aspettano risposte su ben altre questioni.

"L'autolesionismo lasciamolo ad altri", chiosa la presidente augurando a tutti buon lavoro, innanzitutto a Di Fazio ed un ringraziamento in conclusione a quanti hanno scommesso su di lei: "Saranno i primi controllori del mio operato, insieme a tutti quanti voi che avete l'obbligo di pretendere un presidente che, con gioco di squadra e spirito di servizio, si spenda al massimo delle sue possibilità per elevare in maniera esponenziale le potenzialità di questo nostro partito".