Pubblicato il rapporto ecomafia, Puglia tra le prime regioni per reati contro l'ambiente
Bari, Foggia e Lecce fra le prime dieci province per illegalità ambientale in Italia
mercoledì 10 luglio 2019
13.35
Nel 2018, il ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, la filiera agroalimentare e il racket degli animali rimangono i settori prediletti degli ecocriminali. Scendono a 28.137 i reati contro l'ambiente (più di 3,2 ogni ora) accertati lo scorso anno, soprattutto a causa della netta flessione degli incendi boschivi e dei furti di beni culturali. Diminuiscono inoltre le persone denunciate, quelle arrestate e i sequestri effettuati. L'aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d'affari che nel 2018 ha fruttato all'ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all'anno precedente.
Sono questi in sintesi i dati nazionali che emergono dal Rapporto Ecomafia 2019, il report annuale sulle illegalità ambientali di Legambiente. I dati pugliesi sono stati illustrati questa mattina a Bari nel corso di una conferenza stampa da Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Giuseppe Volpe, Procuratore della Repubblica di Bari, Renato Nitti, Sostituto Procuratore Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, del Gen. B. Alfonso Manzo, Comandante Legione Carabinieri Puglia e del Gen. B. Danilo Mostacchi, Comandante Regione Carabinieri Forestale Puglia.
«Nel Rapporto Ecomafia 2019 la Puglia è nuovamente al terzo posto nella classifica nazionale dell'illegalità ambientale con 2.854 infrazioni accertate - dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia -.L'abusivismo edilizio, i reati legati al ciclo dei rifiuti e quelli contro la fauna non accennano a diminuire. La nostra regione continua ad essere martoriata dalle discariche abusive, dagli abbandoni e dalla combustione illeciti dei rifiuti. Gli abbattimenti delle costruzioni abusive continuano a essere sporadici: solo il 16,3% delle ordinanze di demolizione emesse sono state eseguite. A tal proposito, da sempre ribadiamo che il miglior deterrente al nuovo abusivismo rimane l'abbattimento degli immobili fuorilegge e quindi il ripristino della legalità. I numeri pugliesi di Ecomafia 2019 sono il frutto del capillare lavoro di controllo del territorio e di contrasto alle illegalità ambientali svolto in tutta la regione dalle Forze dell'Ordine e dalla magistratura che, ormai da quattro anni, possono contare sulla legge sugli ecoreati contro chi pensa di lucrare a danno della salute dei cittadini e del territorio».
Nella classifica regionale 2018 dell'illegalità ambientale, la Puglia occupa nuovamente il terzo posto con 2.854 infrazioni accertate (il 10,6% sul totale nazionale), 751 sequestri effettuati, 2.669 persone denunciate e 8 arrestate. In quella nazionale le province diBari, Foggia, Lecce, Taranto e Brindisi sono rispettivamente al terzo, sesto, decimo, undicesimo e sedicesimo posto con 711, 626, 473, 459 e 369 infrazioni accertate.
Nel ciclo illegale dei rifiuti la Puglia rimane al secondo posto con 947 infrazioni accertate (l'11,9% sul totale nazionale), 828 persone denunciate, 6 arrestate e 269 sequestri effettuati; a livello nazionale, Foggia, Bari e Brindisi sono rispettivamente al secondo,settimo e ottavo posto con 310, 123 e 120 infrazioni accertate.
Una delle inchieste più emblematiche è stata eseguita a febbraio scorso dalla Guardia Costiera del Nucleo Operativo di Polizia Ambientale della Direzione Marittima di Bari, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. L'operazione, denominata Dirty Mirror, ha svelato un'attività organizzata dedita al traffico illecito di rifiuti speciali, anche pericolosi. Al centro dell'inchiesta un'azienda di Mola di Bari attiva nel settore delle costruzioni stradali, idriche e fognarie. In particolare, sarebbero state accertate dagli inquirenti, dal 2014 al 2017, più di 700 operazioni illecite di trasporto e smaltimento per oltre 18.000 tonnellate di rifiuti speciali, peraltro trasportati da soggetti privi di autorizzazione, non iscritti all'Albo nazionale dei gestori ambientali. L'indagine, durata circa due anni, ha preso avvio dal controllo di un camion che trasportava rifiuti e ha permesso agli investigatori di risalire all'attività della società di Mola di Bari, di cui sono stati esaminati oltre 1.200 Formulari di identificazione dei rifiuti (Fir) per un volume di quasi 34.000 tonnellate di rifiuti gestiti e smaltiti. L'espediente era quello di classificare rifiuti pericolosi per non pericolosi, simulando operazioni di trattamento mai avvenute.
Nel 2018 e nei primi 5 mesi del 2019, gli uomini della Guardia di Finanza del Comando Regionale Puglia hanno sequestrato 3.945 tonnellate di rifiuti industriali, 1.349 tonnellate di rifiuti urbani, 2.525 di rifiuti speciali e 11 discariche abusive e constatatoun'evasione dell'ecotassa per un ammontare complessivo pari a euro 49.635.277,29.
Dal 2002 al 1 luglio 2019, in Puglia ci sono state 76 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, circa il 16,5% delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Queste hanno portato a 201 ordinanze di custodia cautelare, 549 persone denunciate e coinvolto 86 aziende con oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrate.
Con l'operazione Black Summer, i militari del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Bari hanno individuato un traffico illecito di rifiuti speciali. In particolare, su un area demaniale a ridosso della battigia di Margherita di Savoia (Bat) sono state smaltite illecitamente oltre 41.000 tonnellate di rifiuti speciali, in particolare fresato d'asfalto, inerti da demolizione e materiale proveniente da attività di cantiere.
La Puglia rimane la base logistica, la porta d'ingresso o d'uscita, per i traffici internazionali di rifiuti costituiti principalmente da rottami ferrosi, materiali plastici, rifiuti elettrici ed elettronici, carta, cartone e vetro, che i trafficanti immettono nei circuiti illegali del riciclo. Il Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Forestali di Bari, lo scorso anno, ha proceduto al sequestro di un container presso il porto di Bari contenente ritagli di spugne imballate con filo di ferro, oggetto di spedizione in Giordania. Il materiale derivante dalla lavorazione di imbottiture per divani veniva spedito da una ditta di Altamura privo di documentazione attestante la certezza della destinazione e dell'utilizzo finale, qualificandosi così come rifiuto.
Nella classifica dell'illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia si conferma al terzo posto con 730 infrazioni accertate (l'11,1% sul totale nazionale), 893 persone denunciate, 1 arrestata e 260 sequestri effettuati.
A livello nazionale, Bari e Lecce sono rispettivamente al settimo e nono posto con 178 e 152 infrazioni accertate.
Sulla costa si materializzano i peggiori ecomostri come villette, piscine, lidi, ristoranti, campeggi, resort, spesso costruiti direttamente sulla sabbia e per i quali gli interventi di abbattimento continuano ad essere sporadici. In Puglia, dal 2004 a giugno 2018 sono state emesse 2.252 ordinanze di demolizione, ma solo 366 sono state eseguite. Questo significa che solo il 16,3% degli immobili abusivi sono stati abbattuti. Lo scorso aprile Legambiente Puglia ha inviato una diffida al Sindaco di Rodi Garganico a disporre l'immediata demolizione dell'ecomostro Roccamare in esecuzione della sentenza definitiva del Consiglio di Stato che ha confermato le precedenti decisioni del TAR Puglia, rigettando l'appello dei costruttori. Nessun abbattimento ancora per il villaggio di Lesina, a Torre Mileto nel foggiano, con le sue 2 mila e 800 villette abusive costruite sulla lingua di sabbia che separa il mare del lago. Così anche per il villaggio turistico Pino di Lenne a Palagiano, sul golfo di Taranto, una lottizzazione abusiva dichiarata tale già nel 1987. Nel Salento, invece, la Procura della Repubblica di Lecce prosegue da alcuni anni con interventi di demolizione. Un'attività che ha indotto molti proprietari a demolire di propria iniziativa, senza aspettare l'azione delle istituzioni.
Il 2018 si è rilevato un anno a rischio illegalità anche per il settore agroalimentare. Diverse le operazioni portate a termine dalle forze dell'ordine, per garantire la sicurezza agroalimentare e tutelare i consumatori da frodi e contraffazioni. Nel maggio 2019, invece, un grosso traffico di olio di semi di soia spacciato per extravergine di oliva e venduto nel Nord Italia e in Germania è stato scoperto a Cerignola (Fg), nell'ambito della complessa indagine Oro Giallo condotta dai Carabinieri dei NAS di Foggia, che hanno arrestato 24 persone. Nel contesto di una più ampia attività di contrasto alle frodi agroalimentari, i finanzieri della Tenenza di Mola di Bari, in una vecchia cantina in disuso di Rutigliano (Ba), hanno sequestrato 13,5mila ettolitri di mosto di uve da tavola a basso prezzo destinato alla produzione di aceto balsamico di Modena contraffatto. Il disciplinare di produzione di tale prodotto ad Indicazione geografica protetta (IGP) prevede l'esclusivo impiego di particolari vitigni di uve da vino pregiate aventi un prezzo superiore di circa 30-40%. Tre gli imprenditori denunciati all'Autorità Giudiziaria per truffa aggravata, frode in commercio e contraffazione della denominazione di origine dei prodotti agroalimentari.
Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo), la Puglia si conferma al secondo posto con 816 infrazioni accertate (l'11,2% sul totale nazionale) 753 persone denunciate, 3 arrestate e 222 sequestri effettuati.
Nella classifica nazionale 2018 dell'illegalità contro la fauna, a livello nazionale, Bari, si piazza al quarto posto con 277 infrazioni accertate.
Diverse le operazioni di contrasto al bracconaggio svolte dai Carabinieri Forestali del Soarda. Tra queste l'operazione Margherita di Savoia dello scorso anno contro l'abbattimento illegale di uccelli acquatici e svernanti presenti nelle zone umide della Provincia di Foggia e BAT. L'operazione ha coinvolto 17 militari e portato all'arresto di 2 persone per furto venatorio, al deferimento all'autorità giudiziaria di altre 7 persone, al sequestro di 7 armi, 32 reti da uccellagione, 6 richiami elettroacustici, 81 animali vivi e 9 morti.
La corruzione è tra i nemici peggiori dell'ambiente. Dal 1° gennaio 2018 al 31 maggio 2019, in Puglia ci sono state 5 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 6 persone arrestate, 9 denunciate e 2 sequestri effettuati.
Sul fronte dell'archeomafia, l'aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, nella classifica nazionale dell'arte rubata 2018 si conferma al 7° posto con 38 furti di opere d'arte.
«Per completare la rivoluzione avviata con la legge sugli ecoreati, – conclude Tarantini – è fondamentale che siano approvate quelle norme che mancano ancora all'appello, a partire da una legge che semplifichi l'iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Servono inoltre norme che prevedano i delitti contro la flora e la fauna protette, pene più severe contro le archeomafie, le agromafie e, sul fronte dei controlli, occorre dare gambe forti alle Agenzie regionali di protezione ambientale, ancora in attesa dell'approvazione dei decreti attuativi previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del Ministero dell'Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei Ministri».
Sono questi in sintesi i dati nazionali che emergono dal Rapporto Ecomafia 2019, il report annuale sulle illegalità ambientali di Legambiente. I dati pugliesi sono stati illustrati questa mattina a Bari nel corso di una conferenza stampa da Francesco Tarantini, Presidente di Legambiente Puglia, alla presenza di Giuseppe Volpe, Procuratore della Repubblica di Bari, Renato Nitti, Sostituto Procuratore Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, del Gen. B. Alfonso Manzo, Comandante Legione Carabinieri Puglia e del Gen. B. Danilo Mostacchi, Comandante Regione Carabinieri Forestale Puglia.
«Nel Rapporto Ecomafia 2019 la Puglia è nuovamente al terzo posto nella classifica nazionale dell'illegalità ambientale con 2.854 infrazioni accertate - dichiara Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia -.L'abusivismo edilizio, i reati legati al ciclo dei rifiuti e quelli contro la fauna non accennano a diminuire. La nostra regione continua ad essere martoriata dalle discariche abusive, dagli abbandoni e dalla combustione illeciti dei rifiuti. Gli abbattimenti delle costruzioni abusive continuano a essere sporadici: solo il 16,3% delle ordinanze di demolizione emesse sono state eseguite. A tal proposito, da sempre ribadiamo che il miglior deterrente al nuovo abusivismo rimane l'abbattimento degli immobili fuorilegge e quindi il ripristino della legalità. I numeri pugliesi di Ecomafia 2019 sono il frutto del capillare lavoro di controllo del territorio e di contrasto alle illegalità ambientali svolto in tutta la regione dalle Forze dell'Ordine e dalla magistratura che, ormai da quattro anni, possono contare sulla legge sugli ecoreati contro chi pensa di lucrare a danno della salute dei cittadini e del territorio».
Nella classifica regionale 2018 dell'illegalità ambientale, la Puglia occupa nuovamente il terzo posto con 2.854 infrazioni accertate (il 10,6% sul totale nazionale), 751 sequestri effettuati, 2.669 persone denunciate e 8 arrestate. In quella nazionale le province diBari, Foggia, Lecce, Taranto e Brindisi sono rispettivamente al terzo, sesto, decimo, undicesimo e sedicesimo posto con 711, 626, 473, 459 e 369 infrazioni accertate.
Nel ciclo illegale dei rifiuti la Puglia rimane al secondo posto con 947 infrazioni accertate (l'11,9% sul totale nazionale), 828 persone denunciate, 6 arrestate e 269 sequestri effettuati; a livello nazionale, Foggia, Bari e Brindisi sono rispettivamente al secondo,settimo e ottavo posto con 310, 123 e 120 infrazioni accertate.
Una delle inchieste più emblematiche è stata eseguita a febbraio scorso dalla Guardia Costiera del Nucleo Operativo di Polizia Ambientale della Direzione Marittima di Bari, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari. L'operazione, denominata Dirty Mirror, ha svelato un'attività organizzata dedita al traffico illecito di rifiuti speciali, anche pericolosi. Al centro dell'inchiesta un'azienda di Mola di Bari attiva nel settore delle costruzioni stradali, idriche e fognarie. In particolare, sarebbero state accertate dagli inquirenti, dal 2014 al 2017, più di 700 operazioni illecite di trasporto e smaltimento per oltre 18.000 tonnellate di rifiuti speciali, peraltro trasportati da soggetti privi di autorizzazione, non iscritti all'Albo nazionale dei gestori ambientali. L'indagine, durata circa due anni, ha preso avvio dal controllo di un camion che trasportava rifiuti e ha permesso agli investigatori di risalire all'attività della società di Mola di Bari, di cui sono stati esaminati oltre 1.200 Formulari di identificazione dei rifiuti (Fir) per un volume di quasi 34.000 tonnellate di rifiuti gestiti e smaltiti. L'espediente era quello di classificare rifiuti pericolosi per non pericolosi, simulando operazioni di trattamento mai avvenute.
Nel 2018 e nei primi 5 mesi del 2019, gli uomini della Guardia di Finanza del Comando Regionale Puglia hanno sequestrato 3.945 tonnellate di rifiuti industriali, 1.349 tonnellate di rifiuti urbani, 2.525 di rifiuti speciali e 11 discariche abusive e constatatoun'evasione dell'ecotassa per un ammontare complessivo pari a euro 49.635.277,29.
Dal 2002 al 1 luglio 2019, in Puglia ci sono state 76 inchieste contro attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti, circa il 16,5% delle inchieste su tutto il territorio nazionale. Queste hanno portato a 201 ordinanze di custodia cautelare, 549 persone denunciate e coinvolto 86 aziende con oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrate.
Con l'operazione Black Summer, i militari del Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri di Bari hanno individuato un traffico illecito di rifiuti speciali. In particolare, su un area demaniale a ridosso della battigia di Margherita di Savoia (Bat) sono state smaltite illecitamente oltre 41.000 tonnellate di rifiuti speciali, in particolare fresato d'asfalto, inerti da demolizione e materiale proveniente da attività di cantiere.
La Puglia rimane la base logistica, la porta d'ingresso o d'uscita, per i traffici internazionali di rifiuti costituiti principalmente da rottami ferrosi, materiali plastici, rifiuti elettrici ed elettronici, carta, cartone e vetro, che i trafficanti immettono nei circuiti illegali del riciclo. Il Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri Forestali di Bari, lo scorso anno, ha proceduto al sequestro di un container presso il porto di Bari contenente ritagli di spugne imballate con filo di ferro, oggetto di spedizione in Giordania. Il materiale derivante dalla lavorazione di imbottiture per divani veniva spedito da una ditta di Altamura privo di documentazione attestante la certezza della destinazione e dell'utilizzo finale, qualificandosi così come rifiuto.
Nella classifica dell'illegalità nel ciclo del cemento, la Puglia si conferma al terzo posto con 730 infrazioni accertate (l'11,1% sul totale nazionale), 893 persone denunciate, 1 arrestata e 260 sequestri effettuati.
A livello nazionale, Bari e Lecce sono rispettivamente al settimo e nono posto con 178 e 152 infrazioni accertate.
Sulla costa si materializzano i peggiori ecomostri come villette, piscine, lidi, ristoranti, campeggi, resort, spesso costruiti direttamente sulla sabbia e per i quali gli interventi di abbattimento continuano ad essere sporadici. In Puglia, dal 2004 a giugno 2018 sono state emesse 2.252 ordinanze di demolizione, ma solo 366 sono state eseguite. Questo significa che solo il 16,3% degli immobili abusivi sono stati abbattuti. Lo scorso aprile Legambiente Puglia ha inviato una diffida al Sindaco di Rodi Garganico a disporre l'immediata demolizione dell'ecomostro Roccamare in esecuzione della sentenza definitiva del Consiglio di Stato che ha confermato le precedenti decisioni del TAR Puglia, rigettando l'appello dei costruttori. Nessun abbattimento ancora per il villaggio di Lesina, a Torre Mileto nel foggiano, con le sue 2 mila e 800 villette abusive costruite sulla lingua di sabbia che separa il mare del lago. Così anche per il villaggio turistico Pino di Lenne a Palagiano, sul golfo di Taranto, una lottizzazione abusiva dichiarata tale già nel 1987. Nel Salento, invece, la Procura della Repubblica di Lecce prosegue da alcuni anni con interventi di demolizione. Un'attività che ha indotto molti proprietari a demolire di propria iniziativa, senza aspettare l'azione delle istituzioni.
Il 2018 si è rilevato un anno a rischio illegalità anche per il settore agroalimentare. Diverse le operazioni portate a termine dalle forze dell'ordine, per garantire la sicurezza agroalimentare e tutelare i consumatori da frodi e contraffazioni. Nel maggio 2019, invece, un grosso traffico di olio di semi di soia spacciato per extravergine di oliva e venduto nel Nord Italia e in Germania è stato scoperto a Cerignola (Fg), nell'ambito della complessa indagine Oro Giallo condotta dai Carabinieri dei NAS di Foggia, che hanno arrestato 24 persone. Nel contesto di una più ampia attività di contrasto alle frodi agroalimentari, i finanzieri della Tenenza di Mola di Bari, in una vecchia cantina in disuso di Rutigliano (Ba), hanno sequestrato 13,5mila ettolitri di mosto di uve da tavola a basso prezzo destinato alla produzione di aceto balsamico di Modena contraffatto. Il disciplinare di produzione di tale prodotto ad Indicazione geografica protetta (IGP) prevede l'esclusivo impiego di particolari vitigni di uve da vino pregiate aventi un prezzo superiore di circa 30-40%. Tre gli imprenditori denunciati all'Autorità Giudiziaria per truffa aggravata, frode in commercio e contraffazione della denominazione di origine dei prodotti agroalimentari.
Per quanto riguarda il racket degli animali (corse clandestine di cavalli, combattimenti clandestini, traffico di animali da compagnia, commercio illegale di specie protette, macellazione clandestina, abigeato, bracconaggio e pesca di frodo), la Puglia si conferma al secondo posto con 816 infrazioni accertate (l'11,2% sul totale nazionale) 753 persone denunciate, 3 arrestate e 222 sequestri effettuati.
Nella classifica nazionale 2018 dell'illegalità contro la fauna, a livello nazionale, Bari, si piazza al quarto posto con 277 infrazioni accertate.
Diverse le operazioni di contrasto al bracconaggio svolte dai Carabinieri Forestali del Soarda. Tra queste l'operazione Margherita di Savoia dello scorso anno contro l'abbattimento illegale di uccelli acquatici e svernanti presenti nelle zone umide della Provincia di Foggia e BAT. L'operazione ha coinvolto 17 militari e portato all'arresto di 2 persone per furto venatorio, al deferimento all'autorità giudiziaria di altre 7 persone, al sequestro di 7 armi, 32 reti da uccellagione, 6 richiami elettroacustici, 81 animali vivi e 9 morti.
La corruzione è tra i nemici peggiori dell'ambiente. Dal 1° gennaio 2018 al 31 maggio 2019, in Puglia ci sono state 5 inchieste sulla corruzione in materia ambientale, con 6 persone arrestate, 9 denunciate e 2 sequestri effettuati.
Sul fronte dell'archeomafia, l'aggressione criminale al patrimonio artistico e archeologico, la Puglia, una delle regioni più ricche di reperti archeologici ma anche di tombaroli attivi, nella classifica nazionale dell'arte rubata 2018 si conferma al 7° posto con 38 furti di opere d'arte.
«Per completare la rivoluzione avviata con la legge sugli ecoreati, – conclude Tarantini – è fondamentale che siano approvate quelle norme che mancano ancora all'appello, a partire da una legge che semplifichi l'iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Servono inoltre norme che prevedano i delitti contro la flora e la fauna protette, pene più severe contro le archeomafie, le agromafie e, sul fronte dei controlli, occorre dare gambe forti alle Agenzie regionali di protezione ambientale, ancora in attesa dell'approvazione dei decreti attuativi previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del Ministero dell'Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei Ministri».