Il dialetto minervinese diventa oggetto di una tesi universitaria.
MinervinoViva ha realizzato alcune domande all'autore del lavoro di origini minervinesi Giovanni Manzari.
domenica 5 aprile 2015
19.15
Il vernacolo pugliese, in particolare quello di Minervino, ha da sempre affascinato molti italiani residenti al nord, tanto da condurre alcuni studi sulla sua storia e conformazione.
Proprio su questo argomento si è concentrata la tesi universitaria di Giovanni Manzari, studente universitario di origini minervinesi, che ha condotto uno studio accurato sul vocalismo del dialetto minervinese.
La redazione ha MinervinoViva ha posto alcune domande all'autore di questo lavoro.
1. Cosa l'ha spinta ad intraprendere questo lavoro sul vocalismo del dialetto minervinese?
Lo studio dei dialetti pugliesi coniuga due passioni che ho coltivato fin da giovanissimo: quella per la linguistica storica e quella per l'identità, la storia e le tradizioni popolari pugliesi. Sono cresciuto a Milano, ma ho sempre coltivato e mantenuto vivo il senso della mia origine pugliese. Mia nonna materna, Ginevra Sarcinelli, alla cui memoria ho dedicato la tesi, era minervinese; veniva da una famiglia di fabbri: il padre, Adamo, realizzò il cancello in ferro battuto del macello comunale, ancora visibile poco oltre il Faro. Mia nonna, trasferitasi a Bari già da adolescente, non parlava più il dialetto di Minervino, ma lo ricordava; io ho sviluppato presto l'interesse sia per il dialetto del capoluogo, che è la mia parlata nativa (i miei genitori sono entrambi nati a Bari), sia per il minervinese. Poi negli anni ho continuato a studiare le parlate di Terra di Bari e delle aree contigue linguisticamente affini (in Puglia e Basilicata), nelle loro differenze reciproche e nelle loro origini storiche, sia attraverso la letteratura prodotta in merito, sia attraverso l'osservazione diretta. Con questa tesi di laurea, in verità un po' tardiva (ho 42 anni), ho voluto finalmente produrre un testo che mettesse a frutto i risultati di questi studi condotti per pura passione, sia pure circoscritto al dialetto di Minervino Murge (ma nella tesi è dedicata particolare attenzione al confronto con altre parlate dell'area).
2. Che rapporto ha con il nostro territorio?
È da sempre che, almeno una volta all'anno, sento il bisogno di tornare in Puglia, per riapprezzarne i colori, i profumi, le voci e per rivedere le persone care, amici e parenti, che ci vivono.
Ma mentre con Bari i rapporti sono sempre rimasti stretti, fra la mia famiglia e Minervino il nesso si era interrotto nel lontano 1925, poco meno di mezzo secolo prima che io nascessi, allorquando morì il padre di mia nonna e il resto della famiglia si trasferì a Bari. Ma intorno al 2000 io, che avevo sempre serbato il ricordo dei racconti che mi faceva mia nonna sul suo paese, cominciai a tornarci assiduamente, anche in virtù del fatto che già dagli anni Ottanta dei parenti vi si erano ritrasferiti. È stata anche l'occasione per ascoltare anziani, raccogliere forme dialettali, canti popolari, fiabe, aneddoti, materiali che sono poi in parte confluiti nella tesi.
In generale sono moderatamente ottimista sul futuro della Puglia: i centri storici così curati, le chiese e i palazzi restaurati, una rinascita dello stesso capoluogo barese, danno il senso di come un certo degrado che, ahimè, affligge molta parte del meridione, abbia risparmiato la nostra regione. Mi duole solo che Minervino faccia un po' fatica a sfruttare le sue potenzialità, nell'ambito per esempio del turismo o dell'enogastronomia, e che quindi la maggior parte dei giovani, non vedendo molte prospettive in paese, finiscano per trasferirsi altrove. Credo che Minervino abbia bisogno di uno scatto, un nuovo spirito d'intraprendenza. Le capacità non mancano: il minervinese ha una marcia in più, è intelligente, acuto e dotato di spirito analitico e inoltre è coscienzioso, affidabile, fondamentalmente onesto e ha una sua innata fierezza e tenacia: non gli mancherebbe nulla per realizzare cose importanti, se non fosse frenato da una vena di pessimismo, di disincanto, che è un tratto profondo dello spirito minervinese, non privo di una sua suggestione, ma che rischia di essere un freno.
3. Quali sono stati i riconoscimenti per questo lavoro?
Ho già sottoposto la tesi all'attenzione di specialisti che, anche fuori d'Italia, si occupano da decenni di dialetti italiani e pugliesi, ricevendone un riscontro positivo, cosa che mi ha incoraggiato a proseguire nell'ambito della ricerca dialettologica.
4. Quali sono i suoi progetti futuri, e come pensa di sfruttare questo lavoro?
Nel breve periodo la mia idea sarebbe di completare il lavoro su Minervino, in modo da includervi gli altri aspetti della grammatica: ho dedicato la tesi triennale al vocalismo, poiché tale tipo di elaborato deve essere per sua natura circoscritto e gli esiti delle vocali toniche, cioè quelle che portano l'accento all'interno della parola, rappresentano uno degli elementi di maggiore interesse dei dialetti del barese, per la loro complessità e variabilità da una località all'altra.
Ma il mio progetto in prospettiva, terminato il biennio, è quello di condurre indagini sistematiche sul campo in tutte le località di Terra di Bari e nelle località di Capitanata, Lucania e Terra d'Otranto che presentano caratteristiche linguistiche «apulo-baresi», cioè accostabili a quelle di Terra di Bari, in modo da preservare, prima che sia troppo tardi, il patrimonio dialettale di quest'area, così ricca e complessa linguisticamente. È facile rilevare come i parlanti nati dopo la Seconda Guerra Mondiale e, a maggior ragione, dagli anni Sessanta in poi, parlino un dialetto più italianizzato e più semplificato dal punto di vista fonetico-fonologico, morfo-sintattico e lessicale, rispetto ai più anziani. Ciò significa che fra un decennio o al massimo due ci saranno ancora moltissimi dialettofoni, probabilmente anche fra i giovani, la cui parlata non sarà priva di interesse, ma il dialetto più arcaico e più ricco, portatore di vestigia storiche molto antiche, se non sarà stato preservato adeguatamente attraverso registrazioni audio e lavori di indagine scientifica, si sarà smarrito per sempre.
Proprio su questo argomento si è concentrata la tesi universitaria di Giovanni Manzari, studente universitario di origini minervinesi, che ha condotto uno studio accurato sul vocalismo del dialetto minervinese.
La redazione ha MinervinoViva ha posto alcune domande all'autore di questo lavoro.
1. Cosa l'ha spinta ad intraprendere questo lavoro sul vocalismo del dialetto minervinese?
Lo studio dei dialetti pugliesi coniuga due passioni che ho coltivato fin da giovanissimo: quella per la linguistica storica e quella per l'identità, la storia e le tradizioni popolari pugliesi. Sono cresciuto a Milano, ma ho sempre coltivato e mantenuto vivo il senso della mia origine pugliese. Mia nonna materna, Ginevra Sarcinelli, alla cui memoria ho dedicato la tesi, era minervinese; veniva da una famiglia di fabbri: il padre, Adamo, realizzò il cancello in ferro battuto del macello comunale, ancora visibile poco oltre il Faro. Mia nonna, trasferitasi a Bari già da adolescente, non parlava più il dialetto di Minervino, ma lo ricordava; io ho sviluppato presto l'interesse sia per il dialetto del capoluogo, che è la mia parlata nativa (i miei genitori sono entrambi nati a Bari), sia per il minervinese. Poi negli anni ho continuato a studiare le parlate di Terra di Bari e delle aree contigue linguisticamente affini (in Puglia e Basilicata), nelle loro differenze reciproche e nelle loro origini storiche, sia attraverso la letteratura prodotta in merito, sia attraverso l'osservazione diretta. Con questa tesi di laurea, in verità un po' tardiva (ho 42 anni), ho voluto finalmente produrre un testo che mettesse a frutto i risultati di questi studi condotti per pura passione, sia pure circoscritto al dialetto di Minervino Murge (ma nella tesi è dedicata particolare attenzione al confronto con altre parlate dell'area).
2. Che rapporto ha con il nostro territorio?
È da sempre che, almeno una volta all'anno, sento il bisogno di tornare in Puglia, per riapprezzarne i colori, i profumi, le voci e per rivedere le persone care, amici e parenti, che ci vivono.
Ma mentre con Bari i rapporti sono sempre rimasti stretti, fra la mia famiglia e Minervino il nesso si era interrotto nel lontano 1925, poco meno di mezzo secolo prima che io nascessi, allorquando morì il padre di mia nonna e il resto della famiglia si trasferì a Bari. Ma intorno al 2000 io, che avevo sempre serbato il ricordo dei racconti che mi faceva mia nonna sul suo paese, cominciai a tornarci assiduamente, anche in virtù del fatto che già dagli anni Ottanta dei parenti vi si erano ritrasferiti. È stata anche l'occasione per ascoltare anziani, raccogliere forme dialettali, canti popolari, fiabe, aneddoti, materiali che sono poi in parte confluiti nella tesi.
In generale sono moderatamente ottimista sul futuro della Puglia: i centri storici così curati, le chiese e i palazzi restaurati, una rinascita dello stesso capoluogo barese, danno il senso di come un certo degrado che, ahimè, affligge molta parte del meridione, abbia risparmiato la nostra regione. Mi duole solo che Minervino faccia un po' fatica a sfruttare le sue potenzialità, nell'ambito per esempio del turismo o dell'enogastronomia, e che quindi la maggior parte dei giovani, non vedendo molte prospettive in paese, finiscano per trasferirsi altrove. Credo che Minervino abbia bisogno di uno scatto, un nuovo spirito d'intraprendenza. Le capacità non mancano: il minervinese ha una marcia in più, è intelligente, acuto e dotato di spirito analitico e inoltre è coscienzioso, affidabile, fondamentalmente onesto e ha una sua innata fierezza e tenacia: non gli mancherebbe nulla per realizzare cose importanti, se non fosse frenato da una vena di pessimismo, di disincanto, che è un tratto profondo dello spirito minervinese, non privo di una sua suggestione, ma che rischia di essere un freno.
3. Quali sono stati i riconoscimenti per questo lavoro?
Ho già sottoposto la tesi all'attenzione di specialisti che, anche fuori d'Italia, si occupano da decenni di dialetti italiani e pugliesi, ricevendone un riscontro positivo, cosa che mi ha incoraggiato a proseguire nell'ambito della ricerca dialettologica.
4. Quali sono i suoi progetti futuri, e come pensa di sfruttare questo lavoro?
Nel breve periodo la mia idea sarebbe di completare il lavoro su Minervino, in modo da includervi gli altri aspetti della grammatica: ho dedicato la tesi triennale al vocalismo, poiché tale tipo di elaborato deve essere per sua natura circoscritto e gli esiti delle vocali toniche, cioè quelle che portano l'accento all'interno della parola, rappresentano uno degli elementi di maggiore interesse dei dialetti del barese, per la loro complessità e variabilità da una località all'altra.
Ma il mio progetto in prospettiva, terminato il biennio, è quello di condurre indagini sistematiche sul campo in tutte le località di Terra di Bari e nelle località di Capitanata, Lucania e Terra d'Otranto che presentano caratteristiche linguistiche «apulo-baresi», cioè accostabili a quelle di Terra di Bari, in modo da preservare, prima che sia troppo tardi, il patrimonio dialettale di quest'area, così ricca e complessa linguisticamente. È facile rilevare come i parlanti nati dopo la Seconda Guerra Mondiale e, a maggior ragione, dagli anni Sessanta in poi, parlino un dialetto più italianizzato e più semplificato dal punto di vista fonetico-fonologico, morfo-sintattico e lessicale, rispetto ai più anziani. Ciò significa che fra un decennio o al massimo due ci saranno ancora moltissimi dialettofoni, probabilmente anche fra i giovani, la cui parlata non sarà priva di interesse, ma il dialetto più arcaico e più ricco, portatore di vestigia storiche molto antiche, se non sarà stato preservato adeguatamente attraverso registrazioni audio e lavori di indagine scientifica, si sarà smarrito per sempre.