In una cava di Minervino Murge la maxi discarica abusiva dei rifiuti dalla Campania

Il traffico illecito di rifiuti che giungeva in Puglia è stato scoperto dai Carabinieri del NOE di Bari

venerdì 18 ottobre 2024 12.59
In data 18 ottobre 2024, nelle province di Foggia, Barletta-Andria-Trani, Salerno e Potenza, i Carabinieri del Gruppo per la Tutela dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica di Napoli, unitamente ai Carabinieri dei Comandi Provinciali territorialmente competenti, hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di nr. 8 soggetti, ritenuti responsabili a vario titolo del reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti e gestione illecita di rifiuti.

L'ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Bari in totale accoglimento della richiesta depositata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia fa riferimento ad una serie di condotte illecite riscontrate nel corso di una complessa attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (NOE) di Bari, che ha avuto inizio nel marzo del 2020 e si è protratta per diversi mesi, interessando diverse regioni del territorio nazionale.

L'indagine, condotta con l'ausilio di attività tecniche, quali intercettazioni di conversazioni, video riprese e pedinamenti, e che ha consentito di disarticolare un pericoloso sodalizio criminale dedito al compimento di reiterate azioni finalizzate a porre in essere illecite attività di smaltimento rifiuti , trae origine proprio dal rinvenimento dal febbraio 2020 all'agosto 2021, di svariate tonnellate di rifiuti speciali.

Dal febbraio 2020 il territorio della provincia di Foggia, in particolare, è stato interessato da una serie di sversamenti abusivi di rifiuti speciali, provenienti dalla Campania.

In particolare: Dall'analisi delle modalità di tali sversamenti, gli investigatori del NOE, coordinati dalla DDA barese, hanno focalizzato l'attenzione su una ben strutturata organizzazione criminale, dedita allo smaltimento di rifiuti speciali di origine campana. Infatti, sin dall' inizio delle investigazioni, si è appurato che i rifiuti speciali, organizzati in balle reggiate, composte prevalentemente da scarti provenienti dal trattamento dei rifiuti speciali/industriali e frazione indifferenziata di RSU, nonchè scarti tessili, dopo essere stati raccolti e trasportati, invece di essere conferiti in siti di smaltimento e/o recupero autorizzati, al fine di conseguire un ingiusto profitto, rappresentato dal risparmio di spesa, derivante dalla mancata attivazione delle corrette procedure di gestione dei rifiuti prescritte dalla legge, venivano smaltiti abusivamente presso cave in disuso, nonché aree agricole (vigneti e uliveti) e capannoni dismessi, ubicati nelle province di Foggia e della BAT ed, occasionalmente, in un area in provincia di Campobasso, sul confine con la provincia di Foggia, con conseguente, imponente deturpamento e danneggiamento delle aree interessate.

Le indagini effettuate hanno permesso di analizzare i meccanismi illeciti di tali traffici, realizzatisi secondo procedure collaudate, fondate sulla classificazione fittizia dei rifiuti da parte degli impianti di produzione, con redazione di falsa documentazione indicante siti di destino inesistenti, che consentisse di giustificare il trasporto dei rifiuti ed il successivo illecito abbandono in siti abusivi, di volta in volta individuati. La vicinanza con la Campania, principale area di provenienza dei rifiuti, e la vastità e l'orografia del territorio pugliese hanno contribuito notevolmente al perpetrarsi di tali traffici illeciti.

Gli automezzi, provenienti dalle aree di produzione dei rifiuti, dopo aver raggiunto i caselli autostradali di Candela e Cerignola, si dirigevano verso il luogo preventivamente individuato dall'associazione criminale, ove, durante le ore notturne, venivano abbandonati i rifiuti. Le aree interessate, alcune di particolare pregio naturalistico, affacciate su strade comunali e provinciali a ridosso delle aree rurali più isolate, sono divenute autentiche discariche abusive a cielo aperto, ove i rifiuti una volta scaricati, in alcune circostanze venivano dati alle fiamme, rendendo l'aria irrespirabile.

L'attività criminale ha consentito agli indagati di introitare un illecito profitto pari all'incirca a 1.200.000 euro, somma di denaro di cui è stato disposto il sequestro per equivalente. Nel corso della citata operazione, venivano inoltre sequestrate una società di trasporti di Cerignola, con i relativi beni immobili e mobili, fra cui 35 mezzi, e una cava in disuso sita in Minervino Murge, principale destinazione dei rifiuti smaltiti illecitamente.

L'applicazione della misura cautelare per gli indagati, autisti, organizzatori dei trasporti, intermediari e gestori formali e di fatto delle società responsabili, è finalizzata ad impedire il reiterarsi dell'attività criminale, attraverso ulteriori illeciti abbandoni di rifiuti e ad evitare l'alterazione delle fonti di prova attraverso la predisposizione di documentazione volta a dimostrare il preteso regolare smaltimento dei rifiuti.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunti innocenti fino a sentenza definitiva. È importante sottolineare infatti che il relativo procedimento è nella fase delle indagini preliminari e che l'eventuale colpevolezza, in ordine al reato contestato, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.