Il Patto del Nord Barese ormai al capolinea. Ultimo cda deserto
Quale futuro per l'ente, ormai ridotto a brandelli?
lunedì 4 gennaio 2021
Per alcuni era una risorsa, per altri un inutile carrozzone. Fatto sta che quell'ente pubblico denominato "Patto Territoriale per l'occupazione Nord Barese Ofantino", a cui per tanti anni sono rimasti associati gran parte dei comuni dell'area cui si riferisce, sembra essere arrivato ad un triste epilogo: la sua chiusura.
Una chiusura non certamente in bellezza, per l'ente dal quale, pian piano si sono defilati parecchi dei comuni che lo tenevano in vita.
Nella descrizione che ritroviamo sul sito ufficiale dell'ente si definisce il Patto come un «nuovo strumento promosso dall'Unione Europea per creare progetti di sviluppo locale e nuova Occupazione».
Del patto, a partire dalla sua costituzione, facevano parte i comuni di Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Corato, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trani e Trinitapoli.
Man mano però l'agenzia ha perso la partecipazione dei comuni di San Ferdinando, Trinitapoli, Canosa, Trani, Bisceglie e in ultimo Andria .Rimangono a sostegno dell'agenzia Barletta (che però già ha espresso perplessità sulla sua permanenza), Corato, Margherita di Savoia, Minervino Murge e Spinazzola. Verosimilmente saranno i sindaci di questi comuni a cantare l'orazione funebre dell'agenzia nata nel 1998 e che, per statuto, si sarebbe dovuta chiudere il 31 dicembre del 2020.
Lo scioglimento del sodalizio, però, non è stato decretato perché all'assemblea dei soci, convocata lo sorso 30 dicembre non si è presentato nessuno . Adesso il cerino passa nelle mani di un commissario liquidatore.
All'edizione barese del quotidiano "La Repubblica", il presidente del sodalizio, il sindaco di Spinazzola Michele Patruno, ha spiegato: «Purtroppo non ci sono molte alternative anche se i sindaci potrebbero ancora rivendicare la necessità di mantenere la struttura. Fermo restando che poi la parola finale spetterebbe comunque ai singoli consigli comunali. Solo questo permetterebbe eventualmente di interrompere la procedura di liquidazione».
Che ne sarà delle persone che lavorano per l'ente? «Chiederemo alle amministrazioni comunali di farsene carico, individuando soluzioni che consentano di preservare i livelli occupazionali. Magari favorendo procedure di mobilità o coinvolgendo le società in house. Perché è doveroso che quei Comuni che hanno istituito l'Agenzia adesso si occupino anche delle conseguenze della sua chiusura» commenta sulle colonne del dorso barese il segretario generale della CGIL Biagio D'Alberto.
Una chiusura non certamente in bellezza, per l'ente dal quale, pian piano si sono defilati parecchi dei comuni che lo tenevano in vita.
Nella descrizione che ritroviamo sul sito ufficiale dell'ente si definisce il Patto come un «nuovo strumento promosso dall'Unione Europea per creare progetti di sviluppo locale e nuova Occupazione».
Del patto, a partire dalla sua costituzione, facevano parte i comuni di Andria, Barletta, Bisceglie, Canosa di Puglia, Corato, Margherita di Savoia, Minervino Murge, San Ferdinando di Puglia, Spinazzola, Trani e Trinitapoli.
Man mano però l'agenzia ha perso la partecipazione dei comuni di San Ferdinando, Trinitapoli, Canosa, Trani, Bisceglie e in ultimo Andria .Rimangono a sostegno dell'agenzia Barletta (che però già ha espresso perplessità sulla sua permanenza), Corato, Margherita di Savoia, Minervino Murge e Spinazzola. Verosimilmente saranno i sindaci di questi comuni a cantare l'orazione funebre dell'agenzia nata nel 1998 e che, per statuto, si sarebbe dovuta chiudere il 31 dicembre del 2020.
Lo scioglimento del sodalizio, però, non è stato decretato perché all'assemblea dei soci, convocata lo sorso 30 dicembre non si è presentato nessuno . Adesso il cerino passa nelle mani di un commissario liquidatore.
All'edizione barese del quotidiano "La Repubblica", il presidente del sodalizio, il sindaco di Spinazzola Michele Patruno, ha spiegato: «Purtroppo non ci sono molte alternative anche se i sindaci potrebbero ancora rivendicare la necessità di mantenere la struttura. Fermo restando che poi la parola finale spetterebbe comunque ai singoli consigli comunali. Solo questo permetterebbe eventualmente di interrompere la procedura di liquidazione».
Che ne sarà delle persone che lavorano per l'ente? «Chiederemo alle amministrazioni comunali di farsene carico, individuando soluzioni che consentano di preservare i livelli occupazionali. Magari favorendo procedure di mobilità o coinvolgendo le società in house. Perché è doveroso che quei Comuni che hanno istituito l'Agenzia adesso si occupino anche delle conseguenze della sua chiusura» commenta sulle colonne del dorso barese il segretario generale della CGIL Biagio D'Alberto.