Evasione fiscale, confiscati beni ad imprenditore di Minervino Murge
Per 2,5 mln di euro. In azione la Guardia di Finanza di Andria
giovedì 18 gennaio 2018
12.02
I Finanzieri della Compagnia di Andria hanno dato esecuzione al provvedimento di confisca per equivalente disposto dal Tribunale di Trani a conclusione del procedimento penale che ha interessato un imprenditore di Minervino Murge resosi responsabile di evasione fiscale. Le Fiamme Gialle, difatti, avevano concluso nell'aprile 2013 una verifica fiscale nei confronti del titolare di una ditta individuale, ormai cessata, operante nel campo delle costruzioni ricostruendone complessivamente ricavi non dichiarati al fisco per oltre 15 milioni di euro.
Per quei reati tributari, dopo che l'imprenditore era stato condannato in primo grado nel maggio 2016 dal Tribunale di Trani per omessa dichiarazione dei redditi ed I.V.A. nonché distruzione e occultamento di scritture contabili, la Corte di Appello aveva confermato la condanna e quindi sul finire dell'anno 2017 la Corte di Cassazione aveva definitivamente sancito l'irrevocabilità della decisione del Tribunale di Trani, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dall'imputato.
Da qui il provvedimento del Giudice per l'Udienza Preliminare di Trani che si pone a tutela del credito erariale vantato dal fisco e che va a colpire le disponibilità finanziarie ed economiche dell'imprenditore.
I finanzieri così eseguivano il provvedimento di confisca per equivalente per un valore di quasi 2,6 milioni di euro corrispondente al profitto del reato, da intendersi come risparmio d'imposta direttamente derivante dal reato.
La vicenda assume così un valore emblematico sul piano della deterrenza dal momento che rappresenta una concreta dimostrazione di come i reati tributari non sfuggano alla possibilità che si pervenga ad una condanna definitiva accompagnata dalla definitiva confisca dei beni per un valore corrispondente all'imposta indebitamente evasa.
Per quei reati tributari, dopo che l'imprenditore era stato condannato in primo grado nel maggio 2016 dal Tribunale di Trani per omessa dichiarazione dei redditi ed I.V.A. nonché distruzione e occultamento di scritture contabili, la Corte di Appello aveva confermato la condanna e quindi sul finire dell'anno 2017 la Corte di Cassazione aveva definitivamente sancito l'irrevocabilità della decisione del Tribunale di Trani, dichiarando inammissibile il ricorso presentato dall'imputato.
Da qui il provvedimento del Giudice per l'Udienza Preliminare di Trani che si pone a tutela del credito erariale vantato dal fisco e che va a colpire le disponibilità finanziarie ed economiche dell'imprenditore.
I finanzieri così eseguivano il provvedimento di confisca per equivalente per un valore di quasi 2,6 milioni di euro corrispondente al profitto del reato, da intendersi come risparmio d'imposta direttamente derivante dal reato.
La vicenda assume così un valore emblematico sul piano della deterrenza dal momento che rappresenta una concreta dimostrazione di come i reati tributari non sfuggano alla possibilità che si pervenga ad una condanna definitiva accompagnata dalla definitiva confisca dei beni per un valore corrispondente all'imposta indebitamente evasa.