Ecoballe e rifiuti nelle cave, Tarantini: «Regione intervenga per recupero impianti dismessi»
Cave usate come discariche a cielo aperto anche nel Parco Nazionale dell'Alta Murgia
giovedì 11 febbraio 2021
21.17
Rifiuti scaricati nel cuore dell'Alta Murgia. Il luogo è una cava dismessa, poco distante dalla cittadina di Minervino, trasformata in una discarica a cielo aperto. Il ritrovamento è insolito: decine di ecoballe scaricate con l'utilizzo di mezzi pesanti, dai segni lasciati dagli pneumatici sul terreno, e gettate da ignoti in una grande buca dove un tempo avveniva l'estrazione della pietra. Le ecoballe non sono altro che blocchi di rifiuti solidi urbani dal peso che supera le 10 tonnellate destinati a diventare combustibile derivato una volta tratti. Questo è solo l'ultimo, e il più eclatante, ritrovamento di rifiuti in una vecchia cava. Fenomeno che si ripete anche all'interno del Parco Nazionale dell'Alta Murgia. In merito alla problematica abbiamo intervistato il presidente del parco Francesco Tarantini.
Presidente, il ritrovamento di ecoballe nel cuore della Murgia è stato uno vero shock. Lei che ha una visione completa del territorio sa dirci se in passato si sono verificati episodi simili?
Inizio precisando che ho chiesto ai carabinieri forestali di verificare se la cava interessata dall'abbandono di ecoballe rientri all'interno dell'area di pertinenza del Parco Nazionale dell'Alta Murgia. Poi ho predisposto che venga fatta una caratterizzazione delle aree affinché si comprenda l'impatto ambientale che questo scempio ha avuto sul territorio. Che io ricordi nelle zone di nostra competenza non si è mai verificato qualcosa di simile. Certo, si registrano numerosi abbandoni di rifiuti urbani ed è altrettanto sbagliato. Ma non si è mai arrivati a ritrovare balle intere di rifiuti ammassati.
Le cave dismesse, anche all'interno del parco, diventano discariche a cielo aperto dove vengono abbandonate anche carcasse di automobili. Perché, se inattive, non si provvede a una riqualificazione?
È un dramma. Va sottolineato che le cave non sono di competenza dell'ente parco ma della regione Puglia che dovrebbe avviare piani di riqualificazione ambientale per la bonifica delle cave che non vengono più utilizzate per l'estrazione della pietra. Invece queste enormi buche vengono lasciate al loro destino. Purtroppo dove ci sono buche libere c'è chi provvede a riempirle con i rifiuti. Una pratica diffusa perché in questo modo l'artefice non è costretto a sostenere i costi per lo smaltimento, ma solo per il trasporto. È una dura verità. In passato con Legambiente ho più volte fatto notare come la Puglia sia facile preda dei trafficanti di rifiuti per due motivi: le tantissime cave inattive presenti sul territorio e la sua posizione geografica che la pone al centro della tratta dei traffici illeciti. È necessario avviare piani per il recupero di questi che sono dei veri bubboni per il territorio.
È possibile che non ci sia un modo per spezzare questa catena di abbandoni in un territorio che è una perla di biodiversità per tutta l'Italia?
Il territorio è vastissimo. Il parco si estende per 68mila chilometri, abbraccia due province, quelle di Bari e di Barletta-Andria-Trani, e ricopre ben tredici comuni diversi. In questa immensità ci sono solo quattro caserme dei Carabinieri Nucleo Forestale. È impossibile controllare ogni ettaro, così come non è proponibile militarizzare la zona benché abbia richiesto anche la collaborazione dell'Esercito Italiano. Alla base serve il buon senso dei cittadini. Non è possibile raccogliere immondizia di ogni tipo e scaricarla all'interno di un parco nazionale. Noi come ente non abbiamo nessun tipo di competenza per quanto riguarda la gestione dei rifiuti. Ci comportiamo dove dovrebbe comportarsi un cittadino modello: segnaliamo alle autorità gli abbandoni in modo da provvedere alla rimozione oppure la presenza di persone che si adoperano in queste pratiche in modo da assicurarle alla giustizia. È necessario che ciascuno svolga i propri compiti. Il controllo sullo smaltimento dei rifiuti è di pertinenza dei comuni in cui ricade l'area interessata dell'abbandono. Questo è un fenomeno in aumento proprio da quando molti comuni del parco sono diventati recicloni attraverso la raccolta differenziata porta a porta. Ci sono persone che invece di differenziare correttamente in casa, conferiscono tutto nell'indifferenziato e poi smaltiscono irregolarmente. Come parco siamo andati anche ben oltre le nostre mansioni acquistando le fototrappole da inserire nell'area di nostra pertinenza.
Ponendo uno sguardo all'economia del territorio: questi scempi possono compromettere il mondo del turismo?
Sì. Noi stiamo puntando sul geoparco, sul cineturismo considerate le diverse pellicole che hanno come sfondo lo scenario della Murgia, il cicloturismo con tanti percorsi che conducono i bikers a immergersi nella natura pura. Ma tutto questo perde di valore se il turista mette piede nel parco e trova i rifiuti. È importante che la Regione comprenda che le aree interessate da abbandoni vanno bonificate e restituite all'ambiente. Serve che vengano stanziati fondi per il recupero delle cave dismesse e lo smaltimento dei rifiuti che esse contengono. Non serve a nulla puntare sul turismo se poi si registrano questi scempi.