Coronavirus, la Pasqua si celebra ma a porte chiuse e senza processioni

Il periodo di emergenza cambia tutte le celebrazioni del Triduo Pasquale

sabato 21 marzo 2020 12.10
L'emergenza coronavirus ha già apportato molti cambiamenti al normale svolgimento della quotidianità, anche per le liturgie religiose in questo particolare periodo di Quaresima e rende necessario adottare misure preventive anche per quanto concerne la celebrazione della Pasqua e dei riti del Triduo Pasquale.

Le nuove disposizioni giungono con decreto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti che conferma la celebrazione della Pasqua per il 12 aprile ma che annulla la lavanda dei piedi nella Messa in Coena Domini e le processioni di rito.
"Nel difficile tempo che stiamo vivendo a motivo della pandemia di Covid-19, considerando il caso di impedimento a celebrare la liturgia comunitariamente in chiesa come da indicazioni dei Vescovi per i territori di loro competenza, giungono indicazioni generali ed alcuni suggerimenti ai Vescovi" si legge nel decreto della Congregazione.

Cuore dell'anno liturgico, la Pasqua non è una festa come le altre: celebrata nell'arco di tre giorni, il Triduo Pasquale, preceduta dalla Quaresima e coronata dalla Pentecoste, non può essere trasferita.

Il Vescovo ha facoltà di rimandare a data posteriore la Messa Cresimale.

Per il Triduo Pasquale, su indicazione dei Vescovi, concordate con la Conferenza Episcopale, nella chiesa cattedrale e nelle chiese parrocchiali, pur senza la partecipazione fisica dei fedeli, saranno celebrati i misteri liturgici del Triduo Pasquale, avvisando i fedeli dell'ora d'inizio in modo che possano unirsi in preghiera nelle proprie abitazioni.

«In questo caso sono di aiuto i mezzi di comunicazione telematica in diretta, non registrata. La Conferenza Episcopale e le singole diocesi non manchino di offrire sussidi per aiutare la preghiera familiare e personale».

Il Giovedì Santo, nelle chiese cattedrali e parrocchiali, in misura della reale possibilità stabilita da chi di dovere, i sacerdoti della parrocchia possono concelebrare la Messa nella Cena del Signore. «Si concede eccezionalmente a tutti i sacerdoti la facoltà di celebrare in questo giorno, in luogo adatto, la Messa senza il popolo. La lavanda dei piedi, già facoltativa, si omette. Al termine della Messa nella Cena del Signore si omette la processione e il Santissimo Sacramento si custodisca nel tabernacolo. I sacerdoti che non hanno la possibilità di celebrare la Messa pregheranno invece i Vespri (cf. Liturgia Horarum)».

Il Venerdì Santo, nelle chiese cattedrali e parrocchiali, in misura della reale possibilità stabilita da chi di dovere, i Vescovi e i parroci celebreranno la Passione del Signore. «Nella preghiera universale il Vescovo diocesano avrà cura di stabilire una speciale intenzione per i malati, i morti, chi si trova in situazione di smarrimento (cf. Alissale Rornatnun, pag. 314 n. 13)».
Sarà celebrata la Veglia Pasquale solo nelle chiese cattedrali e parrocchiali, in misura della reale possibilità stabilita da chi di dovere, omettendo l'accensione del fuoco e la processione. «Si esegue l'annunzio pasquale (Exsúltei). Segue la "Liturgia della parola". Per la "Liturgia battesimale", soltanto si rinnovano le promesse battesimali (cf. Missale Romanum, pag. 371, n. 55). Quindi la "Liturgia eucaristica".Quanti in nessun modo possono unirsi alla Veglia Pasquale celebrata in chiesa, pregano l'Ufficio delle Letture indicato per la Domenica di Pasqua (cf. Liturgia Horarum)».

Ai Vescovi diocesani spetta impartire indicazioni a monasteri, seminari e comunità religiose.

«Le espressioni di pietà popolare e le processioni che arricchiscono i giorni della Settimana Santa e del Triduo Pasquale, a giudizio del Vescovo diocesano potranno essere trasferite in altri giorni convenienti, ad esempio il 14 e 15 settembre» - suggerisce la Congregazione.